“Il cavaliere del desiderio” di Tina Pane.

Il cavaliere del desiderio
di Tina Pane


Nella stanza c’è ancora penombra. Rossella si è appena svegliata e si guarda intorno disorientata. Poi ricorda il sogno, e il cuore le da un balzo.

Filippo, chiama, Filippo! Il cane in un attimo le è accanto, scodinzola affettuoso.

Filippo, ripete, mi devo alzare.

Filippo la guarda ed emette un fiato sordo, poi scuote tutto il corpo, come percosso da un brivido, sembra che debba perdere l’equilibrio, ma rimane solido sulle sue tre zampe.

Appoggiandosi sulle braccia, la bambina si tira su in mezzo al letto, si guarda intorno, cerca con gli occhi il cane. Poi, faticosamente, mette le gambe fuori dal letto.

Filippo è sempre lì, sempre in attesa.

Lei ora è seduta coi piedi che toccano terra; tende una mano e accarezza il cane sulla testa morbida, poi lo stringe sotto il muso, quasi per accertarne la consistenza.

Filippo, dice parlando a bassa voce, il Cavaliere m’ha detto che posso camminare.

E senza esitare più, con un gesto lentissimo si alza, in piedi, con le gambe tremanti.

Il cane guaisce lungamente, guarda verso la porta, come per chiedere aiuto.

Ma Rossella lo implora Resta qui, ti prego, devi stare con me.

Il cane obbedisce, la bambina è sempre in piedi, e riprende a parlare, lentamente, come cercando le parole molto lontano o molto in fondo al suo cuore.

Ha detto “Sono il Cavaliere del Desiderio, al tuo servizio, stanotte. Cosa posso fare per te?”. Io sono rimasta zitta, non sapevo che dire, allora lui ha impugnato una spada, l’ha alzata sopra la sua testa. Io non avevo paura, lo guardavo.

Il cane è immobile, Rossella parla a bassa voce, ma ora con più sicurezza. Il Cavaliere ha mosso la spada di qua e di là, è apparso un arcobaleno, una striscia dritta e colorata. Allora lui ha detto di andarci più vicino, io l’ho fatto e la striscia mi ha avvolto…e allora ho capito che era un arcobaleno fatto d’acqua, perché mi sono ritrovata tutta bagnata, dalla testa ai piedi.

Il cane ha una specie di brivido, guaisce. Rossella allora s’interrompe, si china leggermente per accarezzarlo, gli dice Non ti preoccupare Filippo, non era veramente acqua, era un sogno!

E poi prosegue: Il cavaliere aveva un vestito lungo fino ai piedi, bianco, con una croce rossa sul petto. Mentre continuavo a volteggiare con l’arcobaleno, gli ho chiesto “Cosa vuol dire che sei al mio servizio?”.

Filippo si mette giù, sulle due zampe posteriori, ansima.

Il Cavaliere ha risposto “Vuol dire che posso esaudire i tuoi desideri”.

Un rumore improvviso modifica la consistenza dell’aria, interferendo con le potenti vibrazioni che tengono allacciati il cane e la bambina. Si apre la porta della stanza, entra la mamma di Rossella con fare distratto ma si blocca come una statua, a bocca aperta.

-Rossella! – urla- ma tu stai in piedi…

Poi la donna corre verso la figlia, la prende delicatamente per le spalle, la scuote ma poi si blocca, vorrebbe abbracciarla ma non osa, teme di rompere un incantesimo, di disturbare quella che sicuramente è una magia. Poi si convince che è proprio vero, la figlia è in piedi: dritta sulle sue gambe, e la vede cresciuta, le arriva quasi al petto.

Il cane è leggermente arretrato, osserva la scena, guarda ora Rossella ora la mamma. L’atmosfera si è sciolta, è calata la tensione. Con gli occhi liquidi vede la mamma e la figlia che parlano, si spiegano, si abbracciano.

Non c’è posto per lui, in quella scena, questo Filippo lo capisce subito. Così va a rintanarsi nel suo angolo preferito, sotto la scrivania di Rossella. Prova un misto di felicità e paura, si accuccia con la testa a terra, se avesse entrambe le zampe le userebbe per circondarsi la testa, per non vedere. È felice della felicità della sua padrona, ma teme i cambiamenti che verranno e soprattutto di affrontare l’esterno, la strada dove lei sicuramente vorrà andare e dove lui non sarà a suo agio, con quella zampa in meno e la paura dell’acqua.

Lo scuote il gorgoglio del pesciolino rosso nella boccia di vetro sul davanzale della finestra.

– Filippo, ma che succede? – gli chiede.

– Un miracolo, Lino, un miracolo.

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